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BONUS COLF E BADANTI, REDDITO DI EMERGENZA, INTEGRAZIONE PENSIONI E PENSIONE ANTICIPATA – PATRONATO INPAL TI ASSISTE

 

Il nuovo DL rilancio ha previsto un’indennità per i lavoratori domestici (art.85) che si trovino nelle seguenti condizioni:

  1. abbiano, al 23/02/2020, uno o più contratti di lavoro per una durata complessiva non inferiore a 10 ore settimanali;
  2. non convivano con il datore di lavoro;
  3. non siano titolari di pensione (ad esclusione dell’A.O.I.);
  4. non siano titolari di rapporti di lavoro dipendente a tempo indeterminato diverso dal lavoro domestico;
  5. non abbiano percepito le indennità previste dal DL “Cura Italia” (i 600€ per autonomi, co.co.co., commercianti, etc…);
  6. non risultino percettori del “reddito di emergenza” (introdotto, anch’esso dal decreto “Rilancio”) ovvero percettori del reddito di cittadinanza il cui ammontare in godimento risulti pari o superiore all’ammontare delle indennità medesime.

A questi lavoratori è riconosciuta un’indennità pari a 500 euro per ciascuno dei mesi di aprile e maggio 2020.

Al fine di consentire di raccogliere fin da subito le domande è possibile compilare la presente SCHEDA RACCOLTA DATI ed inviarla, insieme al mandato e ad un documento di riconoscimento, al Patronato INPAL Benevento scrivendoci all’indirizzo e-mail info@claaibenevento.it.

PER MAGGIORI INFORMAZIONI È POSSIBILE CHIAMARE IL PATRONATO INPAL BENEVENTO AL NUMERO 082429845 E PRENDERE APPUNTAMENTO IN SEDE

REDDITO DI EMERGENZA (REM)

Il Reddito di Emergenza (d’ora in poi REm) è istituito con decreto-legge n. 34 del 19 maggio, articolo 82, a decorrere dal mese di maggio 2020 ed è una misura di sostegno al reddito introdotta per supportare i nuclei familiari in condizioni di difficoltà, come conseguenza dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, e in possesso di determinati requisiti di residenza ed economici, patrimoniali e reddituali.

Il REm è riconosciuto ai nuclei familiari in possesso congiuntamente dei seguenti requisiti:

  1. residenza in Italia al momento della domanda, verificata con riferimento al solo componente richiedente il beneficio;
  2. un valore del reddito familiare, nel mese di aprile 2020, inferiore ad una soglia pari all’ammontare del beneficio;
  3. un valore del patrimonio mobiliare familiare con riferimento all’anno 2019 (verificato al 31.12.2019) inferiore a una soglia di euro 10.000, accresciuta di euro 5.000 per ogni componente successivo al primo e fino ad un massimo di euro 20.000; il massimale è incrementato di 5.000 euro in caso di presenza nel nucleo familiare di un componente in condizione di disabilità grave o di non autosufficienza come definite ai fini dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE), di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 5 dicembre 2013, n. 159;
  4. un valore dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE), attestato dalla DSU valida al momento di presentazione della domanda, inferiore ad euro 15.000.

Di seguito alcuni esempi di calcolo del valore massimo di reddito familiare compatibile con il REm:

Composizione nucleo Scala di equivalenza Soglia del reddito familiare ad aprile 2020
Un adulto 1 400 euro
Due adulti 1.4 560 euro
Due adulti e un minorenne 1.6 640 euro
Due adulti e due minorenni 1.8 720 euro
Tre adulti e due minorenni 2* 800 euro
Tre adulti (di cui un disabile grave) e tre minorenni 2.1** 840 euro

La domanda deve essere presentata all’INPS entro il termine perentorio del 30 giugno 2020 ed il Rem verrà erogato per due mensilità a decorrere dal mese di presentazione della domanda

PER PRESENTARE LA DOMANDA È POSSIBILE CHIAMARE IL PATRONATO INPAL BENEVENTO AL NUMERO 082429845 E PRENDERE APPUNTAMENTO IN SEDE

APE SOCIALE, PROROGA FINO AL 31 DICEMBRE 2020

PROSEGUE PER TUTTO L’ANNO LA SPERIMENTAZIONE DELL’APE SOCIALE. TRE LE SCADENZE PER PRESENTARE DOMANDA: IL 31 MARZO, IL 15 LUGLIO E IL 30 NOVEMBRE. POSSONO FARE DOMANDA TUTTI COLORO CHE HANNO PERFEZIONATO I REQUISITI NEGLI ANNI PRECEDENTI, MA NON NE HANNO FATTO RICHIESTA

L’Inps, con il Messaggio n. 163 del 17 gennaio 2020, rende noto che sono aperti i termini 2020 per fare domanda dell’anticipo pensionistico APe Sociale, recependo così la proroga della sperimentazione al 31 dicembre 2020, come stabilito dalla Legge di Bilancio (articolo 1, comma 473).

Pertanto, a partire dal 1° gennaio 2020, possono presentare domanda di riconoscimento delle condizioni di accesso all’APe sociale coloro che, nel corso del 2020, maturano tutti i requisiti e le condizioni previste dalla legge, ovvero: 

  • età anagrafica pari almeno a 63 anni;
  • contributi previdenziali non inferiori a 30 anni (o 36 anni di contributi per i lavori gravosi)

I beneficiari dell’Ape sociale devono quindi possedere almeno 30 anni di contributi (contando tutti i periodi non coincidenti maturati presso le gestioni Inps). Le donne con figli hanno diritto a uno sconto sul requisito contributivo pari a un anno per ogni figlio, sino a un massimo di due anni.

Dal 2018, possono accedere all’APe sociale anche i lavoratori disoccupati:

  • il cui rapporto di lavoro è cessato a seguito di un contratto a termine, se hanno alle spalle almeno 18 mesi di contratti negli ultimi 3 anni (questo requisito potrebbe essere alleggerito);
  • che sono stati rioccupati con un contratto di lavoro subordinato, con i voucher o col contratto di prestazione occasionale o il libretto famiglia per non più di 6 mesi complessivamente;
  • lavoratori che assistono, al momento della richiesta e da almeno 6 mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap grave, ai sensi della Legge 104;
  • lavoratori che risultano disoccupati a seguito di licenziamento, anche collettivo, o di dimissioni per giusta causa, o per effetto di risoluzione consensuale nell’ambito della procedura di conciliazione obbligatoria; perché gli appartenenti a questa categoria possano beneficiare dell’Ape sociale, è necessario che abbiano terminato da almeno tre mesi di percepire la prestazione di disoccupazione e che non si siano rioccupati (il trattamento non spetta, dunque, a chi non ha percepito la Naspi o un sussidio analogo).

VERIFICA L’IMPORTO DELLA TUA PENSIONE!!!!

L’importo della tua pensione è corretto? Verifica presso gli uffici del Patronato INPAL Benevento i cosiddetti “diritti inespressi”, quest’ultimi sono una serie di aumenti, sgravi e agevolazioni, applicabili alle pensioni solo attraverso un’apposita domanda da presentare all’Inps.

Si chiamano “inespressi”, benché siano diritti, perché non è prevista l’erogazione automatica da parte degli uffici preposti. Pertanto, se il pensionato interessato non ne fa esplicita richiesta il diritto viene ignorato. I potenziali beneficiari dei “diritti inespressi” sono tutti i pensionati con un importo lordo inferiore a € 750 mensili, cioè un pensionato su tre. Su un totale di 18,1 milioni che ricevono l’assegno, sono almeno 6 milioni gli interessati. Tuttavia, il limite di 750€ diventa più alto nel caso in cui si abbia il coniuge a carico ed in altri casi previsti dalla legge. Di solito l’importo riconosciuto con una pensione bassa si aggira tra i 50 e gli 80 euro, una somma non irrilevante per chi riceve trattamenti minimi.

Ma vediamo quali sono i possibili diritti inespressi:  

  • le integrazioni al trattamento minimo;
  • le maggiorazioni sociali;
  • l’aumento al milione (di lire);
  • la Pensione di Cittadinanza;
  • la 14a mensilità;
  • le prestazioni a favore degli invalidi civili;
  • l’assegno al nucleo familiare per i pensionati dipendenti;
  • l’assegno familiare per i pensionati autonomi;
  • la maggiorazione per ex combattenti.

LE PENSIONI INTEGRATE AL MINIMO

L’INPS calcola la pensione sulla base dei versamenti effettuati e, se l’importo è inferiore al minimo di legge (€ 515,06 € al mese nel 2020), aggiunge una integrazione a carico dello Stato. Ma questa oggi è legata ai redditi personali, per chi vive da solo e a quelli della coppia, per chi è coniugato. La legge fissa determinati limiti di reddito aggiornati di anno in anno in base al tasso di inflazione. Da quest’anno le pensioni sono cresciute dell’0,6%, ciò vale anche per i limiti di reddito che crescono anch’essi di conseguenza. A seconda del reddito può essere assegnata la misura intera o ridotta. Per esempio, un pensionato che ha maturato con i soli contributi una pensione di € 200 al mese e possiede redditi (case, altre pensioni ecc) per € 10mila l’anno ottiene un’integrazione di € 256,78 (13.338,26-10.000:13), per cui la pensione sarà di € 456,78 al mese, inferiore al trattamento minimo. Nella Tabella A sono sintetizzati i requisiti per ottenere l’integrazione per il 2019, validi anche per il 2020.

LE MAGGIORAZIONI SOCIALI

Per chi vive con una sola pensione minima o quasi, la legge riconosce le cosiddette maggiorazioni sociali, che variano in base all’età del pensionato. La quota aggiuntiva è di € 25,83 al mese per coloro che hanno dai 60 ai 64 anni, di € 82,64 per chi ha un’età che si colloca tra i 65 e i 69 anni. Dai 70 anni in su l’integrazione è di € 136,44. I 70 anni richiesti si possono ridurre fino a 65, in ragione di un anno per ogni cinque di contributi versati. Per gli invalidi totali l’età minima è di 60 anni (pensioni al milione di lire) Nel 2019 e nel 2020 le maggiorazioni sono subordinate ai limiti di reddito riportati nella Tabella B. Per i non coniugati, il limite di reddito personale è dato dall’ammontare del trattamento minimo, più l’importo annuo della maggiorazione. Mentre per i coniugi il reddito della coppia non deve superare il limite personale, maggiorato dell’importo dell’assegno sociale (€ 458,82 mensili nel 2020).

LE MAGGIORAZIONI SOCIALI

Per chi vive con una sola pensione minima o quasi, la legge riconosce le cosiddette maggiorazioni sociali, che variano in base all’età del pensionato. La quota aggiuntiva è di € 25,83 al mese per coloro che hanno dai 60 ai 64 anni, di € 82,64 per chi ha un’età che si colloca tra i 65 e i 69 anni. Dai 70 anni in su l’integrazione è di € 136,44. I 70 anni richiesti si possono ridurre fino a 65, in ragione di un anno per ogni cinque di contributi versati. Per gli invalidi totali l’età minima è di 60 anni (pensioni al milione di lire) Nel 2019 e nel 2020 le maggiorazioni sono subordinate ai limiti di reddito riportati nella Tabella B. Per i non coniugati, il limite di reddito personale è dato dall’ammontare del trattamento minimo, più l’importo annuo della maggiorazione. Mentre per i coniugi il reddito della coppia non deve superare il limite personale, maggiorato dell’importo dell’assegno sociale (€ 458,82 mensili nel 2020).

LA PENSIONE AL MILIONE

Chi ha ottenuto la maggiorazione fino ad un milione di vecchie lire al mese può contare quest’anno su un assegno di € 651,50 la cifra si ricava sommando all’importo del trattamento minimo di € 515,06 la maggiorazione di € 136,44 prevista dalla Legge 127/2007 che ha aumentato le pensioni basse. La maggiorazione spetta ai pensionati meno abbienti dai 70 anni in su (60 anni se invalidi totali). Nel 2019 ne può beneficiare chi ha un reddito personale annuo non superiore ad € 8.442,85 o cumulato con quello del coniuge, se sposato, che non vada oltre € 14.396,72. Per evitare disparità di trattamento tra chi ha versato contributi per parecchi anni e chi ha raggiunto la pensione con pochi versamenti, la legge ha previsto che il limite di 70 anni per ottenere l’aumento si riduca, fino ad un massimo di 65 anni, di un anno ogni 5 di contributi versati (vedi Tabella C).

QUALI REDDITI

Sia per la pensione minima che per la maggiorazione sociale, l’Inps considera tutti i redditi di qualsiasi natura, compresi quelli esenti o tassati alla fonte come gli interessi bancari e postali, i rendimenti da Bot e altri titoli. Nel computo rientrano anche le rendite Inail e gli assegni assistenziali. In altre parole, bisogna denunciare tutto eccetto i redditi provenienti da:

  • casa di abitazione;
  • pensioni di guerra;
  • assegno di accompagno;
  • trattamenti di famiglia;
  • sussidi erogati da Enti Pubblici senza carattere di continuità.

LA PENSIONE DI CITTADINANZA

CARATTERISTICHE

La Pensione di Cittadinanza rappresenta l’equivalente del Reddito di Cittadinanza (RdC) per le persone che hanno più di 67 anni. I requisiti reddituali e patrimoniali per accedervi sono analoghi a quelli del RdC. A differenza di quest’ultimo, però, che dura 18 mesi rinnovabili, la pensione non ha scadenza se permangono i requisiti per fruirne.

REQUISITI

È richiesto un Isee non superiore a € 7.560, aumentato a € 9.360 se il beneficiario vive in affitto. Inoltre, il patrimonio immobiliare, diverso dall’eventuale casa di proprietà, non deve superare € 30mila, mentre quello mobiliare ha un limite di € 6.000, che diventano € 8.000 in caso di coppia di pensionati. Oltre a ciò, non possono possedere ad alcun titolo natanti oppure autoveicoli e motocicli con determinate caratteristiche.

IMPORTO

L’importo massimo della Pensione di Cittadinanza, per un singolo, è di € 780 al mese di cui 150 riconosciuti, nel caso, quale contributo per l’affitto dell’abitazione.

RICHIESTA E FRUIZIONE

Il decreto di istituzione del Reddito di Cittadinanza descrive in modo molto approfondito la modalità richiesta e di mantenimento del Reddito di Cittadinanza, che è legato anche alla partecipazione a programmi di politiche attive. Questi ultimi non sono invece previsti per i destinatari della Pensione di Cittadinanza rispetto alla quale il decreto non indica in modo dettagliato la procedura di concessione e la convivenza con una pensione di vecchiaia o altre tipologie di pensione. La platea delle Pensioni di Cittadinanza è stata inizialmente stimata in circa 3 milioni, ad oggi solo 100mila pensionati hanno presentato la richiesta. È certamente una procedura complessa che consente un aumento esponenziale dei “diritti inespressi” non rivendicati.

LA QUATTORDICESIMA MENSILITÀ

Anche questa prestazione è da considerare tra i diritti inespressi da richiedere. Il beneficio spetta ai pensionati da lavoro – privato, autonomo o pubblico – che posseggono, oltre all’età pari o superiore a 64 anni, un reddito complessivo individuale inferiore ai 13.338,26 euro annui. Nella seguente tabella è possibile vedere quanto spetta ai pensionati in base al proprio reddito annuo.  

GLI ASSEGNI FAMILIARI

Molti pensionati non sanno che, se hanno un coniuge a carico, un familiare disabile o se vivono da soli ma sono disabili, hanno diritto agli assegni familiari. Occorre anche in questo caso presentare esplicita richiesta. La prescrizione di questi diritti è quinquennale. È possibile, quindi, recuperare le somme spettanti e mai percepite nei cinque anni precedenti.

CONTATTA IL PATRONATO CLAAI

È importante e opportuno date le particolari normative, rivolgersi agli uffici del Patronato che gratuitamente sono in grado di fornire tutte le valutazioni, informazioni, chiarimenti e la presentazione della domanda on line per ottenere le maggiorazioni dei “diritti inespressi”, non esitare a chiamarci al numero 082429845 per prendere appuntamento con noi.

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